martedì 18 agosto 2015

I Grissini, ovvero come ci piacerebbe essere ma non siamo...

In un MengaBlog che si rispetti non può mancare una ricetta che rifletta l'intima essenza del suo proprietario, uno specchio del corpo e dell'anima che dia la misura di vita, fianchi e petto... il grissino rappresenta perfettamente tale figura... va solo rapportato ad un individuo di un centinaio di chili per un metro ed ottantaquattro di altezza, insomma un bel cilindro... La ricetta è molto semplice, bisogna solo munirsi di pazienza se la si esegue nella versione "3 grammi ldb" mentre i tempi saranno rapidissimi nel caso si utilizzi la versione rapida (ad uso ristorazione). Come sempre impastiamo cantando e quindi non possiamo esimerci dall'ascolto di un bel brano musicale.

Passiamo agli ingredienti ed alla ricetta:

500 g di farina 00  200 g di acqua 100 g di olio evo 25 g di lievito di birra (per ragioni di velocità, potete tranquillamente usare 3 grammi di lievito di birra ed attendere più tempo) 1 cucchiaio di zucchero o malto d'orzo 13 g di sale

Prepariamo una emulsione con l'olio l'acqua il lievito e lo zucchero e la facciamo riposare  a più riprese, mescolando di tanto in tanto fino a che si formino bolle piccole e dense, ci vorranno circa 15/20 minuti rimescolando con la frusta ogni 2/3 minuti.

Poi prepariamo l'impasto vero e proprio, versando tutto questo intruglio nella farina ed aggiungendo il sale ( mescolando in planetaria o anche a mano). Facciamo lievitare circa un'ora e 20 dentro la planetaria stessa (coprendo con un foglio di plastica che preserva l'umidità dell'impasto)
Trascorso tale tempo stendiamo la pasta in un "foglio" di altezza 1/2 cm e con una spatola tagliamo i fili di impasto... ed ora la parte divertente, li allunghiamo con le mani formando i bastoncini considerando la lunghezza della teglia utilizzata per la cottura.

Cospargere di sale grosso o sesamo e mettere in forno per 20/25 minuti ventilato a 170°/180°.

venerdì 14 agosto 2015

La famosa Brioche col Tuppo (ovvero come mettere un tappo sopra una pallina di impasto)

Tutto ha inizio quando una quindicina di anni fa ho conosciuto una fanciulla sicula, che mi ha stregato invitandomi nella sua terra, prendendomi poi letteralmente per la gola a suon di manicaretti locali, ebbene quella dolce fanciulla è attualmente mia moglie ed ogni tanto mi delizia ancora con le preparazioni tipiche della sua regione. Ma per la tipica colazione sicula a base di brioche "col tuppo" e granita al caffè (coperta di panna montata) ha investito su di me, spedendomi a scoprire tutti i segreti di questa preparazione direttamente in pasticceria. Ovviamente, come ogni ricetta del Menga che si rispetti, deve essere eseguita sulle note di qualcosa di appropriato... e cosa c'è di più appropriato della Danza della Brioche per eseguire questa preparazione ?

Ora, una piccola premessa per la perfetta realizzazione della ricetta, occorre munirsi di un paio di sani e robusti cavalli ed una simpatica carretta da attaccare al loro posteriore, vestirsi con tunica romane e calarsi un ramo d'alloro intrecciato sulla fronte... e così pronti con la vostra biga STOP! Non si trattava di questo.... ma di una biga in senso panificatorio, cioè di un simpatico preimpasto da effettuarsi il giorno prima per dare maggiore carattere e sapore al nostro prodotto finale.

Per fare ciò occorre mescolare velocemente 200 grammi di farina con 2 grammi di lievito di birra e 90 grammi di acqua. Sciogliete il lievito nell'acqua ed aggiungete poi la farina facendola intridere bene ma senza creare un vero e proprio impasto, lasciatela più sotto forma di briciolone di impasto, coprite il tutto e lasciate maturare per il tempo indicato in ricetta ad una temperatura di 19/20 gradi.


  
Passiamo ora alla ricetta vera e propria...

  • 500 gr di farina, ,
  • 250 gr di biga (riposo di 18/20 ore),
  • 100 gr di zucchero, 
  • 25 gr di aroma panettone (oppure zeste di arancia o di limone),
  • 1 tuorlo,
  • 65 gr di latte,
  • 140 gr di acqua,
  • 5 gr di sale,
  • 50 gr di burro,
  • 1 uovo intero per spennellare.

Nel boccale dell'impastatrice o in una ciotola inserite quasi tutti gli ingredienti esclusi l'acqua, il latte e il burro... Cominciate a miscelare e piano piano versare acqua e latte fino a che l'impasto incordi. Infine aggiungete il burro (lasciato a temperatura ambiente) e impastare fino a completo assorbimento.

Fate una palla e mettetela in una ciotola coperta con pellicola e lasciate lievitare fino al raddoppio (ca. 4 ore a 26°). 

Voltate l'impasto sulla spianatoia e con una spatola tagliate in 13 pezzi da 75/80 gr l'uno, vi rimarrà un pezzo di pasta che dividerete in 13 piccoli pezzettini (vi serviranno per fare il "tuppo"). Preparate le palline dando delle pieghe e facendo rotolare sotto la mano per dare forza all'impasto, mettete in teglia con carta da forno lasciandole distanziate le une dalle altre.


Preparate i "tuppi" alla stessa maniera e inseriteli sopra le palline "schiacciandoli" dentro. Coprite con pellicola e lasciate lievitare per altre 7/8 ore. Io le formo la sera e le ritrovo pronte la mattina. Spennellate con uovo sbattuto e infornate in forno caldo (statico) a 180° per 15 minuti.
Lasciate raffreddare su una gratella.

E...bon apetit

Il pane del giorno dopo... se ne avanza...

E' vero, tradendo un poco quello che era l'approccio iniziale a questo bluff... ehm... blog... ci siamo dati alla pubblicazione di ricette serie, ma voi potete sempre evitare di riprodurle e darvi alla sana vecchia pessima attività culinaria della quale tanto andiamo fieri,

Per esigenze di vita, e poiché, è inutile raccontarcela, ormai i panifici veri in città medio/grandi si contano sulla punta delle dita di una mano mozzata, ci siamo dati alla produzione casereccia di panificati vari, dopo un approccio tormentato alla produzione di pasta madre, un blob del quale poi non siamo più riusciti a liberarci, tanto che gira con noi ogni volta ci si muova di casa per più di 4 giorni... ed ecco quindi la ricetta del pane più semplice, quello da mangiare tutti i giorni, il meno impegnativo (salvo non impastare proprio ed attendere che gli ingredienti decidano di amarsi in una notte di plenilunio il 30 febbraio).

Gli danno del Cafone ma in realtà è gentile e di buone maniere, se lo tratterete con cortesia saprà darvi grandi soddisfazioni, e pure un discreto aumento di peso corporeo visto che non smetterete di ingollarne quantità semi-industriali. Ovviamente anche questa ricetta è corredata del consueto supporto musicale, indovinate il nome di questo gruppo rock degli anni '70?

Ma passiamo alla ricetta...

  • 600 farina suddivisa in 400 grammi di farina tipo 1 da pane e 200 grammi o di semola rimacinata o di farina integrale (il risultato cambierà a seconda della farina usata, più tondo e gentile con semola, più ruspante e saporito con l'integrale)
  • dai 360 ai 400 di acqua a seconda della idratazione e sviluppo che volete ottenere, generalmente sto sui 390
  • 105 di licoli (perchè è comodo fare 35*3 quando si rinfresca per panificare)
  • 7 grammi di malto (mentre voi vi bevete il vostro 7 grammi... è tutto un mondo a base di in...7, 7 erano i nani, 7 i peccati capitali, 7 le sette, e sette pure i vostri grammi di malto...)

  • dai 12 ai 15 grammi di sale (a seconda dei gusti).

Impastare il tutto tenendo per ultimo il sale, far riposare un'ora coperto da un canovaccio (pulito) coperto da un telo in plastica, dare due giri di pieghe a libro distanziati mezz'oretta l'uno dall'altro. al secondo giro sbattere il tutto in una ciotola leggermente unta e riporre in frigorifero dalle 12 alle 48 ore (la tempistica è dettata dalla vostra fame e dalle capacità di tenuta delle farine utilizzate). 


Tirate fuori dal frigo e lasciate riprendere la temperatura per circa un'ora, dare a scelta uno o due giri di pieghe a distanza di mezz'ora l'uno dall'altro e quindi dare la forma al vostro pane mettendolo nel cestino di lievitazione (un banalissimo stampo da plum cake rivestito di carta forno andrà benissimo se non avete un cestino apposito.

Preparate con una piccola dose di impasto una spia se pensate di non essere in grado di capire il momento giusto in cui infornare. Per la spia basterà mettere in un bicchiere di acqua una pallina di impasto, quando questa galleggerà il vostro pane sarà pronto per il forno, occhio però che inserendo la pallina nel bicchiere questa non si appiccichi al fondo altrimenti non salirà nemmeno prendendola ad improperi tipo "sei una palla di lardo" e simili... non ci cascherà, resterà saldamente incollata al fondo come la cozza allo scoglio (paragone dovuto solo alla serata a base di cozze appena trascorsa con gli amici).

La cottura è storia a sé, varia da forno a forno... nel mio metto un pentolino vuoto quando accendo il forno a 220° statico (anche perché molto più su non va), quando inforno metto acqua fredda o alcuni cubetti di ghiaccio nel pentolino e lascio cuocere per 15 minuti, poi abbasso a 180 per altri 25 minuti ed infine tolgo il pentolino e proseguo la cottura altri 25/30 minuti magari lasciando per gli ultimi 5/10 minuti il forno socchiuso così da eliminare il più possibile il vapore formatosi. Avendo una sonda ci si può regolare estraendo il pane quando al cuore raggiunge i 99 gradi (alcuni dicono che sia cotto quando raggiunge i 100, ma noi non gli diremo mai a quanti gradi lo abbiamo estratto e lui penserà comunque di essere cotto alla perfezione). lasciar raffreddare su una gratella, ammesso che riusciate a lasciarcelo ignorando il profumo che si spande per la casa.





lunedì 3 agosto 2015

Dopo l'anello dei Nibelunghi arriva la Saga del Laugenbrot, perchè anche i tedeschi a volte fanno buone cose... oltre alla birra ed il contenimento della spesa pubblica... altrui!

Come ogni ricetta che si rispetti in questo irrispettoso Blog deve essere abbinata alla sua musichina rutilante, e cosa c'è di meglio che un bel consesso di fiati, puzzolenti e birrosi, in puro stile Oktoberfest per allietarvi la lettura ? Quindi prima di procedere aprite le orecchie ed assaporate le sonorità che si riverseranno nella vostra casa se cliccherete su questo link!

La ricetta parte da una serie interminabile di fotografie apparse nei giorni scorsi sui gruppi relativi all'uso della Pasta Madre. Incuriosito, e pure deliziato da cotanta visione (chi mi conosce sa quanto mi piacciano birra e Brez'n), ho deciso che pure io dovevo darmi da fare e produrre... mi sono perciò documentato... 

E quindi... ho recuperato la ricetta fatta nel Blog Fables de Sucre che prende a sua volta la ricetta dal Blog Comida de Mama la quale prende la ricetta dal Sito Zonzolando.com e convertendola per pasta madre visto che su quel sito/blog la ricetta prevedeva l'uso del lievito di birra (quindi se volete farla con ldb guardate su zonzolando.com) e la integra con la ricetta del Sito Labna.it e con le informazioni ricevute dagli amici di panificazione delSocial Friendfeed... per ottenere alla fine il seguente intruglio...

Per i laugenbrot con pasta madre solida:
  • 125 gr di Pasta madre rinfrescata
  • 175 gr di Acqua
  • 400 gr di Farina 0
  • 10 gr di Malto d’orzo
  • 5 gr di Sale
  • 50 gr di Burro

Per i laugenbrot con licoli (pasta madre liquida):
  • 85 gr di Pasta madre liquida rinfrescata
  • 175 gr di Acqua
  • 440 gr di Farina 0
  • 10 gr di Malto d’orzo
  • 5 gr di Sale
  • 50 gr di Burro

Per la soluzione di bicarbonato in assenza di vera Lauge tedesca (soluzione di soda caustica reperibile già pronta nelle migliori farmacie... tedesche!):
  • 1 lt di Acqua
  • 54 gr di Bicarbonato
  • 14 gr di Sale
Per la finitura sopra ai panini:
  • Sale grosso
  • Sesamo
  • Semi di papavero
  • Quello che vi pare e piace...
Procedimento:

Impastare farina, acqua, lievito, malto (o zucchero), una volta formata la maglia aggiungere il sale e solo alla fine il burro ammorbidito. Far rassodare bene l'impasto e riporlo in una ciotola coperta a riposare per un paio d'ore. In linea di massima non si noteranno grandi modifiche all'impasto, non vi preoccupate e mettetelo in frigorifero per circa 8 ore a maturare (quindi volendo iniziate la sera e l'indomani mattina avete l'impasto bello e pronto da lavorare). io l'ho anche fatto lasciandolo in frigo 14 ore per mancanza di tempo e non è successo nulla, altri lo hanno fatto anche direttamente senza mettere in frigo (impasto diretto da mattina a sera) senza apprezzabili cambiamenti nel risultato finale.

Tiratelo fuori dal frigo e formate le palline della pezzatura che preferite, se non sapete come fare le palline prendete un pezzo di pasta, dategli una forma arrotondata ed un po' appiattita, sollevate un lembo e tiratelo verso il centro schiacciandolo leggermente al centro come per incollarcelo, si formerà una specie di angolo (orecchia) alla sua sinistra, prendete quella orecchia e tiratela verso il centro e così via fino ad avere operato 4 volte per completare il giro, arrotondate di nuovo e mettete a riposare, se fate panini piccoli ci vorranno mani da lillipuziano, se sapete come fare le palline da pizza pirlandole... operate in quel modo che fate prima, con le dosi di cui sopra a me sono venute 15 palline delle quali 14 sui 50 grammi ed una sui 35 figlia della serva (che è stata spazzolata in fase di assaggio per determinarne la cottura ed ustionarmi il palato per soddisfare così la parte masochista che c'è in me).

Mettete a riposo le palline su un piano leggermente infarinato coprendole con un telo, dovranno riposare circa 2 o 3 ore ma ancora una volta, non noterete grandi differenze di dimensione passato questo tempo e, come me, penserete di aver sbagliato tutto... invece no... uomini e donne di poca fede... (almeno qualcosa in comune lo abbiamo, tranne Giusy che con la fede, si sa, ci va a nozze... e d'altra parte cosa ci si mette al dito quando ci si sposa ?). Ho pure provato lasciando 4 ore a riposo ed in tal caso si sono gonfiate per benino... ma il risultato finale è rimasto identico, in forno hanno spinto meno...

Passato questo tempo mettete in pentola gli ingredienti della bagna e portatela a bollore inoltre preparate la teglia da forno dove andrete a cuocere i panini foderando con carta da forno se non volete passare poi il resto della giornata a raschiarne il fondo per eliminare pezzi di panino incollati peggio che usando l'attack, quando il liquido nella pentola bolle per bene, immergete i panini che, se avete fatto riposare per un congruo tempo, dovrebbero immediatamente galleggiare, pochi alla volta, per una ventina di secondi (ma se anche ne passano 25 non succede nulla) e poi scolateli bene adagiandoli sulla teglia di cottura e ricoprendoli con l'ingrediente di finitura da voi scelto. Fate questa operazione di finitura finché sono ancora umidi così eviterete di vedere semini/sale che scappano da tutte la parti tranne che nel posto dove voi li vorreste...

Accendete il forno e se è triste come il mio, con somma gioia del gestore che vi fornisce la corrente elettrica, vi ci vorrà una buona ventina di minuti perchè raggiunga i 190 gradi statici (o 170 ventilati) giusti per far cuocere per benino i vostri Laugenbrot che nel frattempo si saranno completamente asciugati, o quasi... incideteli facendo i classici due tagli con una lametta da barba fregata di soppiatto a vostra moglie (generalmente accade il contrario ma almeno per una volta avrete voi questa soddisfazione). Non serve andare in profondità, basta incidere la pellicina che si sarà formata in superficie, se i panini sono bagnati si fa parecchia fatica a tagliare. 

Ovviamente potete anche dar loro la forma classica delle Brez'n ma in tal caso cambiano leggermente i tempi di cottura. E ve lo diciamo ora che ormai avete già fatto tutto perché sappiamo benissimo che non leggete le ricette fino alla fine prima di cominciare ad eseguirle... così ora dovrete ricominciare tutto da capo.

Infornate fino a doratura, che vuol dire dai 18 ai 25 minuti a seconda del forno, della modalità di cottura e del fondoschiena che avete avuto.

Birra gelida, burro o altro ingrediente col quale farcirli... e che inizi la festa! O'zapft is!




Resta comunque una domanda... 

                                                       perchè cavolo un blog prende una ricetta da un blog che l'ha presa da un blog che l'ha trovata su un sito per riproporla paro paro quando si sarebbe semplicemente potuto scrivere "in quel sito trovate la ricetta dei Laugenbrot" ?

A tutto ciò non ho trovato risposta... e quindi la pubblico pure io e torno a leggere il mio blog preferito, l'unico ed immarcescibile in quanto già in avanzato stato di putrefazione,   http://mengakitchen.blogspot.it/  orribile spottone pubblicitario ... seguitelo anche voi, molte risate e poche ricette ma di sicuro insuccesso !!!

mercoledì 10 luglio 2013

L'Ovo e la Calura, antipasto in libertà.

Preparare sotto il fresco refrigerio di un condizionatore ascoltando "Egg Song" tre o quattro volte di fila, poi avrete voglia di uova strapazzate... o vi si saranno strapazzati gli ammennicoli...  se non conoscete Egg Song.. eccovi il link per una buona visione: http://www.youtube.com/watch?v=GNndX9qua1o


Estate, solleone e canicola, il sudore imperla la fronte anche solo a pensare stando fermi, in un pomeriggio come questo provi ad aprire la finestra e boccheggi più che in casa... allora decidi di prendere un po’ di fresco aprendo il frigo.

In quel momento ti rendi conto che due uova solitarie stanno li a fissarti con un sogghigno!

“Maledette, voi eravate qui a prendere il fresco senza di me?! Adesso ve la faccio pagare io! Vi cucino!!!”

Ma c’è troppo caldo per pensare di cenare con una frittata ed hai già la bocca troppo impastata dall’arsura senza impastartela ancora di più con i tuorli sodi!!

Ecco allora la soluzione facile e veloce!!


Ingredienti (per un fegato di dimensioni normali, se ci tenete a conservarlo tale):
  • 2 uova antipatiche, (perchè se fossero simpatiche starebbero fuori dal frigo con te!)
  • 1 mazzetto di prezzemolo (colto nell’orto o dal balcone in un momento di pazzia, c’è caldo x uscire! in alternativa già bello, tritato e sopratutto fresco di freezer!)
  • sale –olio- aceto qb (quanto basta, non a cubi)
Procedimento
Fare le uova sode. Non sorde... SODE... ora, come si fanno le uova sode ? Eh... mille e più maniere di decidere quando l'uovo è sodo... poi è sempre troppo sodo per essere digeribile, quindi fate bene i calcoli... se partite da acqua fredda, contate 6 minuti da quando l'acqua inizia a bollire, se partite da acqua in ebollizione, ed in tal caso vi consiglio di unirvi un cucchiaio di aceto prima di calare le uova, 7 minuti e sono pronte, senza quel bell'alone verde intorno dovuto allo zolfo, che da una simpatica cromaticità (non è vero affatto che sia simpatica), ma rovina inevitabilmente le proprietà organolettiche dell'uovo, oltre che donare una inconfondibile puzza sulfurea alla vostra preparazione, che nemmeno alle terme riuscireste ad ottenere.

Sgusciare le uova sode: questo passaggio è molto importante! Le uova devono restare intere! Io le ho sgusciate a mano ma se voi avete l’aggeggio che pubblicizzava la mamma di Bridget Jones fareste meglio ad usarlo! “Attente allo schizzo!”

In mancanza delle mani d'amianto e dell'attrezzo sopra citato, potete sempre provare con la tecnica del soffio giapponese... (e chi altri poteva inventarsi una simile mostruosità per sgusciare delle uova ?), non sapete cos'è il mortale soffio ovicolo giapponese ? Non pensate subito male... si tratta semplicemente di questo: http://www.youtube.com/watch?v=qSR9Z1H0ycs ok, il tipo che lo fa non ha nulla di giapponese, ma a noi piace pensare che in una cucina del Menga vi sia un influsso astrale del Manga... terza alternativa il famoso battito di mani del drago nel sole che sorge... (siamo sufficientemente nippo-evocativi ?) lo trovate qui... http://www.youtube.com/watch?v=XudEBUi4yZc

A questo punto bisogna tagliare le uova per il lungo e dopo aver rimosso il tuorlo con un cucchiaino adagiatele su un piattino da portata. Tritate insieme i tuorli, il prezzemolo, olio, un pizzico di sale e un goccio d’aceto. Se volete potete anche unire una acciughina sminuzzata.

Riempite gli albumi con questa mousse e fate freddare bene in frigo (oh, no accidenti, queste uova son tornate al fresco, ed io qui a sudare !).

Quando si saranno ben raffreddate prendetevi la rivincita sulle uova e mangiatele in un solo boccone ! Magari masticandole...

Buon appetito!

martedì 11 giugno 2013

Quella pasta che fa Dudu Dudù... ovvero Pomodorini e Taccole

Anche se il coro in sottofondo fa du dudù dudù duddu dudù... che non è esattamente la stessa cosa... suggeriamo un bel "Walk on the Wild Side" a tutto volume, geniale opera di uno splendido Lou Reed d'annata...

Arrivi a casa speranzoso che la moglie abbia preparato un bel pranzetto visto che ha avuto l'intera giornata libera, ed inaspettatamente scopri che invece è stata chiamata dal suo capo che la vuole immediatamente in ufficio per misteriose ragioni... e lì, non essendo la prima volta che capita, qualche sospetto te lo fai venire, lo sai che in fondo i capi azienda sono i migliori amici delle mogli.... altrui... solo che generalmente non si fanno mettere il guinzaglio per essere portati a spasso.

Passata la fugace cornifera visione nella tua mente, vieni preso da un fortissimo crampo allo stomaco, segno inequivocabile della tua fame atavica che in questi momenti supera anche la immaginazione più cornificatoria... e poi in fondo... sei fedele al motto "mangia che ti passa..." che volere di più, mangiando, passerà anche il resto... o no ? Inutile rammentarci che il motto prevederebbe il bel canto... noi siamo mengacuochi, mica mengatenori !

Un bel grappolo di pomodorini cirio fa capolino dalla credenza, facendoti capire inoltre che, di tua moglie e delle sue capacità di gestione familiare degli alimenti deperibili, non devi fidarti troppo, perlomeno quasi quanto del suo capo, e subito l'idea prende forma, una, fissa, semplice e menghifera, proprio come si addice a questo blog.

In una mengadispensa che si rispetti non possono mai mancare quintali di pacchi di pasta, la cosa più semplice da preparare, che anche solo con un segmento d'olio ed una grattugiata di parmigiano sopra, allieta il palato ed è comunque preferibile ad un cazzotto sui denti o ad un crampo allo stomaco.

Se come me sei reduce pure tu da una veloce spesa dal fruttivendolo e ti ritrovi in mano casualmente un sacchetto con delle taccole ecco la ricetta che fa per te! E se abbondi fa pure per tre! Basta farla da sé! Insomma, lo avrai capito, detti e proverbi sono il nostro pane quotidiano... secondi solo a questo mirabile piatto di pasta, ma solo perchè trattandosi di pasta mica possiamo servirla da secondo o da contorno, men che meno da dessert !



Gli ingredienti per due personcine a modo... mio...

160/180 gr. Spaghetti o Linguine
120 gr pomodorini lavati e tagliati a metà o in quarti
5/6 taccole lavate e private delle estremità
1 spicchio d'aglio schiacciato
olio evo
sale
pepe
peperoncino
basilico in abbondanza
parmigiano reggiano

Mettiamo subito la nostra solita pentola per cuocere la pasta sul fuoco non senza averla prima riempita di acqua. Quando l'acqua bolle saliamo e tuffiamo le taccole. Lasciamole appena ammorbidire, basteranno 5 minuti, scoliamole e raffreddiamole sotto acqua corrente fredda e poi tagliamole a corte losanghe e mettiamole da parte. Caliamo la pasta. Ma mi raccomando... non è che dovete diminuirne il peso... dovete semplicemente ficcarla nella pentola dell'acqua in ebollizione e portarla a cottura.

In una padella larga a fuoco ben vivo e nell'olio Evo ben caldo rosoliamo l'aglio con un po' di peperoncino senza farli bruciare, eliminate l'aglio (ma se vi piace potete tritarlo e versarlo a rosolare tritato per poi mangiarlo con la pasta) e subito dopo tuffiamoci i pomodorini, sarà un gioioso tripudio di schizzi che inonderanno la vostra camicia, perché sicuramente, come è successo a me, non vi sarete ricordati di indossare il grembiule anti unto e l'acqua contenuta nei pomodori, a contatto con l'olio bollente vi renderà lo scherzetto... e vorrei vedervi voi buttati nell'olio bollente come reagireste...
Mi raccomando, non dovete trasformare i pomodorini in salsa di pomodoro, devono comunque restare consistenti.


Versate nella padella anche le vostre taccol-osanghe e mescolate il tutto per qualche minuto a fiamma ben viva. Spegnete, regolate di sale e pepe ed inondate col basilico tagliuzzato con una forbice o strappato con le mani, la lama del coltello lo farebbe annerire in brevissimo tempo, quindi evitatela a meno che non usiate uno di quei sofisticatissimi coltelli in ceramica che solo a guardarli ne capite già la triste fine essendo voi cuochi del menga che riusciranno a farli cadere a terra nel giro dei prossimi 6 minuti raccogliendo poi pezzi di ceramica affilatissima sparsi in ogni dove. Meglio le mani, ne converrete con me...

Cotta che sia la pasta, scolatela e versatela nella padella, riaccendete la fiamma sotto la padella stessa e mescolate aggiungendo ancora un po' di olio fresco. Questa volta l'acqua di cottura non la dovete usare per allungare il sugo, semmai usate olio Evo per ammorbidire finché mescolate nella padella. Via in tavola con una bella spolverata di Parmigiano.

Se invece volete fare i raffinati, il parmigiano lo mettete in una ciotola ampia ed utilizzando l'acqua di cottura della pasta, poche gocce alla volta, lo riducete in crema, un lavoro lento e costante, oserei dire certosino se non fosse che molti di voi, cadendo così nel panico più totale, penserebbero che io abbia repentinamente e senza preavviso cambiato tipo di formaggio, preferendone uno industriale ad un prodotto artigianale che il mondo intero ci invidia, ...quindi non lo dico...  voi lavorate di frusta (anche sulla moglie quando torna a casa), o con la forchetta (in tal caso non provatela sulla moglie), mescolando bene ed aggiungendo l'acqua goccia a goccia come fosse Chanel n°5 ed il formaggio fosse Marilyn, una volta raggiunta una consistenza cremosa (Marilyn tendeva più al burroso ma non serviva a condire una pasta) versate nella padella e mescolate con tutto il resto, avendo però l'accortezza di spegnere la fiamma sotto la padella prima di iniziare questa operazione di mantecatura.

Ulteriore raffinatezza ? I pomodorini una volta tagliati, salateli e metteteli a scolare per una decina di minuti in un colino o nel colapasta, girandoli di tanto in tanto con un cucchiaio, perderanno buona parte della loro acqua, la polpa sarà più soda ed acquisteranno in sapore, inoltre eviterete qualche schizzo versandoli nell'olio, ma non fateci troppo affidamento, indossate la tutona.

Buon Appetito.

mercoledì 29 maggio 2013

Il Purè di Patate con gli immancabili Würstel ovvero la rivincita del fanciullino...

Da preparare ascoltando insistentemente e reiteratamente a tutto volume "Le Tagliatelle di Nonna Pina" nel disperato tentativo di ipnotizzare vostro figlio ed indurlo a farvi mangiare qualcosa di decente almeno nella prossima occasione...

Visto che appunto sono un po' una cuoca del menga... ho sempre delle patate in casa... perché alla patata non si resiste ed è ampiamente risaputo e dimostrato che la patata tira, fa bene alla salute e volendo vi farà pure da caricabatteria del cellulare stanco... (ditelo che vi abbiamo stupiti dimostrando che pozzi di sapere siamo noi  MengaChef, pozzi neri, vista l'immondizia che vi propiniamo, ma pur sempre pozzi... e nel nostro caso non avete nemmeno il disturbo di dover chiamare la ditta di spurgo, pensiamo a tutto noi...)

Bene, torniamo alla nostra patata, oh ognuno alla sua eh... che non facciamo i furbi appropriandoci della patata altrui... morale della favola, nel mio caso, con due bambini ed un uomo in casa, abbiamo già chiarito che è l'ingrediente perfetto per tutto... cambiano solo i punti di vista degli utilizzatori finali (chi vi ricorda ?), ma oggi ci occuperemo di quello alimentare...




 Ho messo in pentola a pressione 4 patatone e ne ho aspettata la cottura...al fischio della pentola ho sbuffato, non so perchè, ma quando sento un fischio sbuffo... è più forte di me, nel frattempo ho spento la fiamma ed aperto la valvola di sicurezza per far uscire il vapore ed infine, quando tutto il vapore era fuoriuscito rendendo la parete circostante un muro del pianto, lacrime incluse, ho aperto la pentola a pressione e scolato le potatoes... 
Se non avete la pentola a pressione, o se non vi fidate ad usarla, prendete una normalissima pentola d'acciaio ad impressione, quella che normalmente proverete specchiandovici dentro, mettetevi dentro le patate copritele bene di acqua, portate a bollire indi a cottura, saggiando con una forchetta la consistenza delle stesse.

Ora inizia la parte interessante, nella quale vi scoprirete provetti ballerini, tanto che potrete candidarvi ad un posto per Ballando con le Stelle nella sezione "ritmi sfrenati e Balli di San Vito" infatti, dovrete togliere la buccia alle patate utilizzando le mani di amianto che ogni onorata mamma e mengacuoca ha... perchè essendo sprovvista di acume gastronomico, una mengacuoca non penserà mai di poter infilzare la patata con una forchetta e sbucciarla con un coltello, oppure tuffarla in acqua ghiacciata, procurandole uno shock termico che si tradurrà in un distacco della pelle in 4 nanosecondi come QUI dimostrato. Se pensate di non essere Mazinga e di non provenire dall'estremo oriente e vi dovesse risultare particolarmente ostica la lingua utilizzata dai personaggi del video... potreste dare un'occhiata pure QUI per sentirvi più sani di mente.

Ora la parte selvaggia... quella che fa di voi dei veri eroi... prendete lo schiacciapatate, no, non cercate di contattare Rocco Siffredi, stiamo parlando di cucina ricordate ? Ecco prendete l'attrezzo magico o in sua assenza il passaverdure o ancora, dotatevi di grande forza di immaginazione e con una forchetta, o a mani nude spiaccicate per bene i preziosi tuberi.

Con lo schiacciapatate avrete però l'indubbio vantaggio di sfogarvi dello stress quotidiano e poter ridurre le patate in tanti vermetti decerebrati facendoli cadere dentro ad una pentola larga.

Aggiungete ora del sale, noce moscata nella quantità che desiderate, tenendo ben presente che pare essere sia un allucinogeno che un afrodisiaco (dipende immagino dalle situazioni), aggiungete una bella noce di burro e fatelo sciogliere al calore delle patate mescolando per bene, a parte, scaldate un bicchiere di latte (su 4 patate grandi) e poi versatelo lentamente incorporandolo e rendendo cremoso il tutto, se il latte dovesse accidentalmente essere troppo, accendete la fiamma al minimo e fatelo evaporare mescolando. Regolate infine di sale e per fare i ricchi, spruzzate con del parmigiano grattugiato. Le mele a cubetti ve le risparmio per la volta in cui parleremo del filetto di maiale se mai arriveremo a parlarne... noi si fa solo cucina del menga... mica cotica... ma sappiate che pure una acidula Granny Smith tagliata a cubetti piccoli ed incorporata al purè darà quel tocco in più e di sicura classe.
Il tutto (mela a parte) deve risultare liscio ed omogeneo, privo di grumi e ben cremoso ma non semiliquido. Non fatevi passare nemmeno un istante dall'anticamera del cervello di usare il frullatore per schiacciare le patate, la forza delle lame sarebbe tale da ottenere come risultato finale una non desiderata crema viscosa di patate.

Passiamo ora ai temibili Würstel e ricordatevelo bene, non sono wiurste, nemmeno wuste, manco per sogno vuster, non ci siamo proprio con vruster, ma solo e sempiterni Würstel con quella bella dieresi sulla U che per pronunciarla ci indurrà a far della bocca un simpatico deretano di gallina e solo per caso non sarete stati citati da Dante che a suo tempo preferì trombette carnevalizie uscenti da lassi bassiventri umani ad angusti orefizi avicoli!!!

L'etimologia viene dal tedesco Würst che indica genericamente qualsiasi tipo di salsiccia... entrato poi prepotentemente nella lingua comune con la celebre frase "das ist mir würst egal" che in pratica vuol dire che "mi è del tutto indifferente, uno vale l'altro, mi è salsicciosamente uguale..." Insomma, una salsiccia vale l'altra... ma solo a parole. Nei fatti invece ogni salsiccia è bella a mamma sua, esattamente come gli scarrafoni... però non pensate di mangiare scarrafoni, almeno non oggi...

Scegliete con cura i vostri würstel, non affidatevi al primo salsicciotto che passa di lì, anche perchè se passa davanti a voi, qualcosa non quadra... o siete reduci da una sbronza colossale o è meglio sceglierne uno ben fermo, immobile, che aspetta di essere additato al commesso riposando tranquillo in vetrina.

Potete sbizzarrirvi a seconda della concia che preferite, Wiener i più classici, Frankfürter, Meraner, Nürnberger e così via... i Ravensburger no... quelli non sono würstel e non si mangiano... finireste con pezzetti di Puzzle tra i denti ad accompagnare il vostro purè.

Una volta scelti i würstel, per fare felici i piccini, praticate loro delle incisioni alle estremità tipo croce, come vedete nella fotografia, questo non serve a scacciare gli spiriti maligni che aleggiano nella vostra cucina, ma a far simpaticamente arricciare i vostri salsicciotti in fase di cottura, cosa che ai vostri bambini piacerà un sacco o che li farà tristemente finire in un sacco se ai vostri bambini tale taglio sembrerà analogo al commento di Fantozzi relativo alla Corazzata Potëmkin. Per inciso, i würstel che comperate dal colore rosato, sono fatti, quando buoni, da vera carne macinata e cotta, si possono quindi tranquillamente ingollare crudi, il fatto che vengano "ricotti" in acqua o alla griglia, quest'ultimo è il nostro caso, è del tutto ininfluente rispetto alla salubrità del prodotto.

Ponete la griglia o la padella sul fuoco e fatela scaldare bene, rosolate per bene, senza bruciarli, i vostri würstel girandoli da tutti i lati, come si suol dire nella migliore terminologia culinaria, ma nessuno ad oggi è riuscito a spiegarci come cavolo si riescano a determinare tutti i lati di un oggetto rotondo !!!

Volendoli invece cuocere in acqua, non si tratterà di una vera cottura, fate bollire l'acqua, non praticate alcun taglio ai würstel, spegnete la fiamma, immergete i würstel ed incoperchiate, lasciandoli così a nuotare per una quindicina di minuti, saranno pronti per finire nel piatto.

A cottura ultimata, mentre ancora pensate alla famosa teoria della quadratura del cerchio, prelevate i vostri salsicciotti, e disponeteli nel piatto affiancando loro dei ciuffi di purè, per i più grandi, un "ciop" di senape sarà generalmente cosa gradita.

Buon appetito.